Perché oggi è difficile trovare personale nella ristorazione?
L’offerta di lavoro è in forte crescita, eppure oggi sembra difficile trovare personale nel settore della ristorazione. Un quadro della situazione attuale e alcuni spunti di riflessione sul futuro di un settore chiave dell’economia italiana.
Per chef e ristoratori è difficile trovare personale
Perché è difficile trovare personale nella ristorazione?
Nelle ultime settimane sono apparsi articoli di grandi chef o ristoratori italiani che non trovano personale proprio adesso che l’economia di settore riprende a girare.
Sul Corriere della Sera, Alessandro Borghese ed altri famosi chef italiani, lamentano che i lavoratori non sono più disposti ai sacrifici che questo mestiere impone.
Nessuno vuole più lavorare il weekend o i festivi e i giovani scambiano la realtà di un mestiere duro con la popolarità e il successo degli show televisivi.
Quello che mancherebbe è l’olio di gomito e un’autentica passione per la cucina.
Per altri imprenditori, invece, il problema è il reddito di cittadinanza, la misura di contrasto alla povertà introdotta in Italia nel 2019.
Secondo alcuni di loro i lavoratori preferirebbero stare a casa, percepire i 600 euro di sussidio e magari fare qualche lavoro a nero per arrotondare.
Al di là delle polemiche, il problema è reale.
A Torino, un ristorante è stato costretto a chiudere battenti a pochi mesi dalla riapertura perché non ha trovato personale di sala e cucina.
I lavoratori denunciano sfruttamento e paghe troppo basse
I lavoratori, specialmente stagionali, non ci stanno ad essere accusati da imprenditori che propongono turni troppo lunghi, paghe troppo basse e pochi diritti sul lavoro.
Secondo altri gli imprenditori si sarebbero approfittati della pandemia facendo pagare ai lavoratori le perdite di due anni di chiusure, pur avendo incassato i ricoveri governativi.
Il caso più eclatante è quello di Pietrasanta, dove una signora è stata pagata 10€ per 5 ore di lavoro durante una prova per un lavoro di cuoca. Praticamente 2€ l’ora.
I dati statistici Anpal e Unioncamere
Unioncamere e Anpal certificano che tra maggio e luglio mancheranno 387.720 mila lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici.
Nella ristorazione è difficile trovare personale e rispetto al 2021 mancherà il 65% in più dei lavoratori.
La situazione potrebbe anche aggravarsi, man mano che si entra in una stagione turistica senza restrizioni e che già nei ponti di aprile ha fatto segnare in molti posti il tutto esaurito.
Mancano non solo 100 mila stagionali, ma anche 200 mila lavoratori a contratto indeterminato che nel frattempo hanno trovato un lavoro in altri settori.
3 proposte per migliorare la situazione di Matteo Aloe
A proporre tre suggerimenti per migliorare la situazione è Matteo Aloe, fondatore del brand «Berberè»:
- Ridurre le tasse sul lavoro per permettere agli imprenditori di dare paghe più alte ai dipendenti
- Fare orari più flessibili e meno massacranti che tengano in considerazione il benessere del personale per alzare la qualità del lavoro. Anche tenendo i ristoranti aperti meno giorni.
- Permettere di far incassare le mance ai dipendenti tramite pagamenti elettronici
Il problema dello skill mismatch
E se fosse un problema di competenze, oltre che di salari e tasse sul lavoro?
O più precisamente di skill mismatch?
Skill mismatch fa riferimento alla mancata corrispondenza esistente tra le competenze – tecniche, umane e sociali – acquisite dalle persone, specie dai giovani ancora in cerca di occupazione, e quelle richieste in ambito lavorativo dalle aziende.
Si stima che oggi in Italia oltre il 38% delle imprese sia colpito da questo problema: non è paradossale che si abbia un tasso di disoccupazione oltre il 10% e che manchino così tanti lavoratori in precisi settori?
Anche nella ristorazione l’approcco al lavoro è cambiato, sia per tempi che per abilità del personale, che per la qualità richiesta dai clienti.
Noi ci occupiamo di formazione nel settore e non sarebbe possibile avere un tasso di occupazione del 70% dei nostri allievi senza una stretta collaborazione tra aziende e istituzioni.
Il Governo, infatti, annuncia che una buona parte dei fondi del PNRR destinati allo sviluppo economico, saranno proprio investiti in formazione e sviluppo delle risorse umane, propio colmare questo gap tra domanda e offerta di lavoro.